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Storie di cucito: intervista a Beatrice | @bea_sewinsta

by Ladulsatina
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La storia di cucito di questo mese è quella di Beatrice Ferrario aka @bea_sewinsta. Beatrice ha iniziato a cucire da autodidatta, inizialmente grazie a corsi di cucito online, da soli due anni ed è riuscita a cucirsi in poco tempo giacche, pantaloni e anche una sottoveste di seta.

Ecco la sua storia di cucito 🤗


Ciao, presentati!

Sono Beatrice, ho 39 anni, milanese figlia di milanesi: amo l’operosità della mia città e ho da sempre subìto il fascino della moda, anche se per lavoro mi occupo di media e comunicazione.

Beatrice indossa l’abito a sottoveste Crosby Bias Dress by The Pattern Line in seta, che si è cucita.

Come, quando e perché hai iniziato a cucire? 

Sono cresciuta trascorrendo i pomeriggi con la mia nonna materna, sarta, osservandola cucire. All’epoca non ero particolarmente attratta da questa attività, anche se ago, filo e gesso erano oggetti familiari e protagonisti dei miei giochi. Nell’adolescenza ho iniziato a manifestare la mia indole creativa e ricordo ancora quando costrinsi mia madre a cucire un inserto triangolare nella gamba dei miei jeans a sigaretta per renderli svasati, uno stile molto popolare all’epoca. 

In realtà è solo un paio d’anni fa che mi sono avvicinata al cucito sartoriale in modo totalmente autodidatta, con un primo corso online di The Yellow Peg che mi ha aiutato a muovere i primi passi, uno sulla tagliacuci della stessa Martina [ Cucito Espresso ] che ospita questa intervista sul suo blog e poi migliaia di tutorial sui social a cui tuttora mi affido nei momenti di difficoltà.

Ho intrapreso quest’avventura di self-empowerment – nulla per me è più potente del creare e indossare un capo sulla base del mio gusto personale, scegliendo tipologia/provenienza di materiale e anche il fornitore! – con un obiettivo di sostenibilità: ridurre al minimo i capi di abbigliamento da acquistare, sceglierli con accuratezza e privilegiando la qualità perché siano senza tempo, privilegiare le fibre naturali, porre attenzione alla provenienza e alle condizioni di lavoro dei produttori. In questo senso per me il movimento Fashion Revolution è stato illuminante.

Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?

Il primissimo capo che ho cucito è la classica gonna con elastico. Non vedevo l’ora fosse finita e l’ho indossata una settimana a fila. Alla me del passato direi: non spendere 35 euro al metro per un tessuto di ottima qualità se non sai quello che fai.

Beatrice indossa uno dei primissimi capi che ha cucito: la blusa Chantilly (modificata) by The Yellow Peg in cotone vichy.

Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perché?

Il capo a cui sono più legata è un abito lungo a sottoveste in seta. Rappresenta il mio primo vero lavoro sartoriale in senso stretto, curato nei dettagli, con le cuciture all’inglese e il corpetto semi-foderato. Ogni volta che lo indosso mi dà la sensazione del vero lusso artigianale: non pensavo sarei mai riuscita a cucire un capo del genere.

Beatrice indossa l’abito a sottoveste Crosby Bias Dress by The Pattern Line in seta, che si è cucita.

E il capo più difficile che hai cucito? Perché è stato difficile?

Al primo posto decisamente la giacca elegante foderata. Mi sono cimentata meno di un anno fa nella sua realizzazione ed è stata un vero incubo, complici se devo dire tutta la verità, le istruzioni del cartamodello che ho utilizzato, per niente esaustive. 

Il secondo posto va alla camicia classica. Ho sottovalutato ampiamente la difficoltà del collo e dei polsini!

Quando e dove cuci?

Solitamente mi dedico al cucito il sabato pomeriggio, qualche volta la sera ma ho imparato a mie spese che la stanchezza porta a distrazione, che porta a… scucire il giorno dopo.

Non ho purtroppo una stanza dedicata al cucito, ma scatole con accessori e tessuti disseminati in varie parti della casa.

Quante e quali macchine hai? 

Ho iniziato a cucire con una macchina meccanica, priva di marca, pesantissima (!) che mi ha prestato mia madre. Sono passata a breve a una elettronica, una Brother CX70PE, che al momento è un buon compromesso.

Dopo circa un anno è arrivata anche la tagliacuci: la mia è una Juki Mo4s. L’ho scelta perché facile da infilare, ma penso ci sia di meglio: soffre un po’ il tessuto pesante e non ha tante regolazioni che vedo su altre macchine.

Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi? 

Ho imparato a mie spese che è bene scegliere prima il cartamodello e poi il tessuto. Le mie ispirazioni vengono dalla community di Instagram, perciò i cartamodelli che scelgo sono quasi tutti di designer indipendenti. Mi sono approcciata al design del pantalone in particolare, il capo che indosso e cucio più spesso, ma la strada è lunga senza avere una base formativa solida. Per ora mi ritengo soddisfatta con lo sdifettamento dei cartamodelli già esistenti.

Beatrice indossa i pantaloni taglio jeans Philippa by Anna Allen in twill di cotone

L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?

Breve storia triste: volevo realizzare un paio di shorts con l’elastico. Ho ricalcato un paio di pantaloncini che avevo, con l’elastico già inserito, quindi con la misura del girovita finale, non riflettendo che così non sarebbero mai passati dai fianchi.

L’osservazione è fondamentale! Spesso mi sorprendo a guardare l’interno dei capi già finiti e cercare di capire la loro costruzione.

Cuci solo per te o anche per altri?

Cucio prevalentemente il mio guardaroba, con qualche eccezione per parenti e amici. La motivazione principale di questo cucito “egoistico” è che per me è una fonte di relax e avere delle deadline, altri a cui rendere conto, mi stressa e lo rende un lavoro.

Beatrice indossa la giacca Rya by Fibremood in viscosa pesante, la stessa che indossa nella cover dell’articolo insieme ai sailor pants Persephone by Anna Allen in denim scuro.

In cosa il cucito ti ha cambiato la vita?

Ho imparato a dare il valore reale ai capi di abbigliamento: il costo al dettaglio rispetto alla qualità della materia prima. Come sia insostenibile una t-shirt a 5 euro, quando solo un metro di stoffa di un buon jersey ne costa almeno 8 e io ci impieghi un pomeriggio abbondante del mio tempo a metterla insieme con accuratezza. 

Infine, il valore del tempo. Se voglio un nuovo paio di jeans, mi serviranno un paio di settimane o più per recuperare il materiale che mi serve, dalla stoffa al cartamodello, e avere il tempo di cucirlo e sistemarlo. Decisamente più di una sessione di shopping online serale, ma di enorme soddisfazione.

Un libro di cucito che ci consigli di leggere?

Sewing jeans di Johanna Lundström. E’ Il Manuale per gli appassionati dei jeans, scritto dalla youtuber TheLastStitch. Lo trovo una guida fantastica, che consulto spesso quando ho qualche dubbio, dalle tensioni del filo, ai diversi tipi di denim.

Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?

La mia formazione marketing mi ha insegnato le 4 P, nel cucito le mie P sono due: Pazienza e Perseveranza. 

Beatrice indossa la gonna Mercer Bias Skirt by The Pattern Line in crepe di viscosa

Qual è il tuo prossimo progetto di cucito

Vorrei fare un trench! Il perfetto progetto per la primavera alle porte. Ho scelto un twill di cotone e tencel, una fibra sostenibile, verde acqua, il mio colore preferito. Il modello invece è di Fibremood.


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