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Storie di cucito: intervista a Sara Forlini | Misstufi

by Ladulsatina
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La Storia di Cucito di questo mese è quella di Sara Forlini – Misstufi. Sara ha iniziato a cucire da bambina, studia moda e sartoria da quando aveva 13 anni e nel 2010 ha creato Misstufi, il suo brand di abbigliamento, in cui realizza capi su misura e collezioni, utilizzando tessuti e materiali di qualità e di recupero, come fondi di magazzino per evitare un eccessivo consumo di materie, all’insegna di una moda sostenibile, oltre che artigianale al 100%.
Il suo laboratorio si trova a Bologna.

Con Sara ci siamo conosciute sul web e poi di persona ad Abilmente, nel 2021. Apprezzo moltissimo il suo lavoro e sono molto felice di poter pubblicare qui sul mio blog la sua storia di passione, artigianato e sartoria.

Buona lettura 🤗


Ciao, presentati!

Mi chiamo Sara, ma anche “Stufi” per chi mi conosce, che deriva da Misstufi, il mio brand d’abbigliamento nato nel 2010, che è la mia più grande forma di espressione, una parte fondamentale di me.

Come, quando e perché hai iniziato a cucire? 

È una storia che nasce tanti ma tanti anni fa ormai, e posso dire che ho questa vocazione da sempre.

Avevo sei anni e avevo tagliato di nascosto un pigiama di La Perla di mia mamma per realizzare una linea di capi per le mie Barbie che dovevano sfilate su una passerella improvvisata realizzata con le videocassette della Disney.

Ho sempre saputo cosa avrei voluto fare nella vita, ed ora eccomi qui.

Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?

Il primo capo che ho realizzato e indossato io stessa , risale a quando avevo 14 anni, era una gonna a tubino, a scuola avevamo iniziato a studiare le gonne e le loro trasformazioni, ed io avevo voluto subito provare a realizzare una.

Avevo preso in una merceria un tessuto verde a fiorellini piccoli rossi e bianchi.

Era cotone, non elasticizzato, e l’avevo cucita interamente a mano.

Dopo di quella gonna mia mamma mi ha regalato la mia prima macchina da cucire.

Quando e come hai trasformato la tua passione per la sartoria in professione?

Credo si sia capito che mastico questo mestiere da sempre, ma solo intorno ai 16 anni, ho capito effettivamente cosa avrei potuto e voluto fare con il mestiere che stavo apprendendo.

Così ho iniziato a frequentare stage in sartorie e atelier, durante tutto il mio percorso di studi che va appunto dai 13 anni fino ai 22, appena conclusa l’accademia ho continuato a far pratica in diverse aziende, pensando che solo lavorando “per qualcuno” avrei potuto affermare il mio nome nella moda.

Solo dopo qualche anno ho capito che si volevo fare quel lavoro, ma in un modo che mi desse più gioia e stimoli, e lavorare per altri non faceva per me.

Misstufi era nell’aria.

Cos’è e come è nata Misstufi?

Per diversi anni a partire dal 2007, ho realizzato capi su misura su commissione, ma ero solo Sara Forlini.

Dopo i cinque anni vissuti a Roma, decido di tornare a Genova, la mia città Natale, era il 2008, e dopo una breve pausa di quasi sei mesi dove ho creduto di non voler più cucire ne creare, mi sono ritrovata, pranzando con un’amica ,a guardare la gente che entrava e usciva dal locale dove eravamo, e ho esordito dopo poco dicendo: “mi sarebbe piaciuto chiamare il mio Brand come mia mamma mi chiamava da bambina, Signorina tu mi stufi, ma è troppo lungo”.

La mia amica mi guarda, e dice “Misstufi sarebbe perfetto”.

Quali sono le difficoltà maggiori che hai riscontrato nell’aprire e portare avanti la tua attività di stilista e artigiana?

La più grande difficoltà sono io stessa, pretendo tanto da me, e sono molto autocritica.

Mi da del filo da torcere far conciliare tutti gli aspetti che caratterizzano il mio lavoro, bisogna essere multitasking e avere spesso una visione chiara proiettata al futuro di quello che si vuole fare, e non sempre per una mente creativa e istintiva una pianificazione a lungo raggio è facile da gestire.

E quali sono sono gli aspetti del tuo lavoro che ami maggiormente?

Tutti.

O meglio dire tutto il processo creativo, dalla creazione del prototipo su carta, alla scelta dei tessuti e materiali, alla confezione, fino alla prova finale.

E non c’è soddisfazione più grande di quando vedo un capo indossato per la prima volta che veste alla perfezione.

Ci racconti come nasce un capo Misstufi? Da cosa parti per progettare un capo?

Il mio lavoro si divide in capi su misura e collezioni.

Nel primo caso si parte da un’idea di chi me lo commissiona, ma non mi limito all’esecuzione, rielaboro il modello per renderlo unico e speciale fatto a pennello per quella persona ma in stile Misstufi.

Nel secondo invece uso lo studio e la conoscenza che ho dell’arte, della storia della moda e di tutto ciò che mi può dare un’influenza e ispirazione, e lo trasformo in dettagli, linee e tagli che io stessa vorrei vedere in un capo e che ovviamente indosserei.

Qual è il capo che hai progettato e cucito a cui sei più legata? Perchè?

È un’intera collezione.

La prima che ho fotografato, e con la quale mi sono “buttata nel mercato”.

Dopo quello shooting ho iniziato ad andare in giro per market ed eventi per farmi conoscere, e quei capi, che erano i campioni espositivi, mi hanno accompagnato in quella mia prima avventura.

E il capo più difficile che hai disegnato e cucito? Perché è stato difficile?

Forse quello che uscirà con la prossima collezione, una sfida sartoriale non indifferente , ma mi piacciono le sfide.

L’errore più clamoroso di cucito/sartoria/modellistica o in generale nel lavoro di stilista e artigiana e la lezione che hai imparato?

Più che un errore è un limite che ai tempi della scuola mi sono data inconsapevolmente, e da qui ne deriva la lezione che ho imparato, ovvero che se fossi stata meno testarda ai tempi dell’Accademia, mi sarei concentrata molto di più anche sulla modellistica, lato del mio lavoro che ho sempre amato meno, ma che è fondamentale per l’ottima riuscita di un capo.

In cosa la moda slow e la sartoria ti hanno cambiato la vita?

La moda di per se non è lenta, e arrivando dall’alta moda, dalle passerelle, ho capito cosa non avrei voluto essere, “di passaggio”, creare capi stagionali che di anno in anno possano essere accantonati o buttati .

Per questo non seguo le mode, non so le tendenze di stagione, ne tantomeno i colori in voga dell’anno, disegno e creo ciò che mi piace, e per far si che la mia moda “ duri” scelgo anche materiali di qualità e naturali, provenienti da una filiera corta, che rispecchiano un’etica.

Un libro (di moda/sartoria/modellistica) che ci consigli di leggere?

La tecnica dei modelli.

Appunto perché la modellistica è importante, meglio partire dalle basi, e creare cartamodello come si deve è una di queste.

Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?

Studia, studia, studia.

Sperimenta, sperimenta, sperimenta.

E a chi vuole trasformare la propria passione per la sartoria in lavoro?

Trova la tua identità.

Il tuo stile.

Armati di un pizzico di coraggio, ma abbi le idee chiare su quale sia la tua strada, e soprattutto ripeti ad alta voce “ce la farò“.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Misstufi in questi ultimi 5 anni è cresciuta tantissimo e vorrei continuare a coltivare questa crescita organizzando al meglio il lavoro .

Ho tante collaborazioni in programma ed eventi molto stimolanti ma una cosa che vorrei fare, e che non faccio da molto, è una sfilata, e ci sto lavorando 😉


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